Amalia Guglielminetti è stata scrittrice, poetessa e drammaturga. Nell’inquieto ambiente culturale della Torino dei primi del Novecento, dove frequentava la Società della Cultura insieme a Thovez, Pastonchi, Graf, Gozzano, Borgese, forgiò il suo personaggio di “donna appassionata e sensuale, dominatrice e crudele, ardente e sensibile vestita all’ultima moda di Parigi secondo lo schema del gusto liberty”. Ricordata quasi esclusivamente come l’amica di Gozzano e l’amante di Pitigrilli, Guglielminetti è stata un’illustre vittima di quel cortocircuito che tende a confondere i due piani, quello biografico e quello artistico, e che ha fatto in modo che le sue opere – e le sue potenti figure femminili – fossero etichettate come “letteratura erotica” e lì fossero confinate, senza la possibilità di emergere con la loro forza, il loro dinamismo, la loro abbagliante modernità.
«Chi mi conosce sa ch'io sono scontrosa come un'ortica e che le mie temerità non sono fatte che di parole scritte». In una lettera del '25, di ritorno da Parigi, Amalia Guglielminetti descriveva così il suo carattere. E probabilmente mentiva almeno in parte, poiché sapeva bene che...
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