Daniele Benati (Reggio Emilia, 1953) ha insegnato in varie università di Irlanda, Stati Uniti e Ungheria. Ha tradotto scrittori irlandesi e americani (Joyce, Beckett, Flann O’Brien, Brian Friel e altri). Assieme a Gianni Celati ha tradotto l’antologia Storie di solitari americani (Rizzoli, 2006) e curato l’edizione americana di Carta canta di Raffaello Baldini (Bordighera Press, Florida, 2000). Suoi libri di narrativa: Silenzio in Emilia (Feltrinelli, 1997 e Quodlibet, 2009); Opere complete di Learco Pignagnoli (Aliberti, 2006); Un altro che non ero io (Aliberti, 2007); Baltica 9 (con Paolo Nori, Laterza, 2008); Cani dell'inferno (Feltrinelli, 2004 e Quodlibet, 2018). È stato redattore dell’almanacco letterario «Il Semplice» (Feltrinelli, 1995-1997) e della rivista «L’accalappiacani» (DeriveApprodi, 2006-2010).
«Con l’andar del tempo tutto ricomincia daccapo».Beh, la prima cosa che mi viene da dire è che questo è un libro formidabile, se ne vedono pochi al giorno d’oggi così, ma anche al giorno di ieri; se ne vedono pochi in generale; e identici a questo, non ne ho mai visti, e non ho mai...
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