Sono nato a Ivrea la Bella, che i Romani chiamavano Eporedia.
La prima cosa che ho letto è stata: "Lettera D: Dimmi Dunque Dove Devo Andare".
La prima cosa che ho scritto solo io riuscivo a leggerla. Peccato, era un capolavoro: dinosauri, robot e raggi fotonici, intrecciati in un melodramma dai risvolti kafkiani...
La mia infanzia è volata via come un sogno colorato.
Ho fatto il Liceo Classico, mi piacevano da matti le versioni ed ero il tipo da cui copiare i temi, in cambio di una sbirciata al test di mate.
Poi il grande salto: Ingegneria Informatica. Ne sono uscito senza troppi danni cerebrali.
Un paio di stagioni a Torino, poi la voglia di cambiamento mi ha spinto nel mezzo della Bahia brasiliana. Tre meravigliosi anni di volontariato, dove gente scalza dagli occhi di sole mi ha insegnato a sorridere davvero.
Di più ancora, ho trovato l'amore! Celene, la mia luna...
Continuiamo a vivere in Brasile, su un'isola chiamata Florianópolis - che non è per nulla vicina a Paperopoli, ma in compenso vanta quarantadue spiagge, due lagune, e un imprecisato numero di discendenti italo-brasiliani con i loro dialetti insensati!
Oggi vivo di software, anche se il mio sogno è quello di tanti altri: scrivere, scrivere, scrivere, e di scrittura sopravvivere.
Come i Quendi, guardo spesso il mare. Chissà che Valinor non compaia all'orizzonte...
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