Hermann Burger (1942-1989) è uno dei maggiori scrittori svizzeri del Dopoguerra. Ha insegnato letteratura tedesca al Politecnico di Zurigo. Fin dai suoi esordi ha attraversato la scena letteraria europea con la dirompenza di un tuono per poi bruciare in un’esistenza sempre accesa dalla furia creatrice e a tratti spenta dalla depressione. Virtuoso della lingua e dell’invettiva, meticoloso fino alla mania nelle ricerche preparatorie ai suoi romanzi, è stato l’autore ironico e liberatorio di testi spesso paragonati, per l’oltranza stilistica e l’umorismo disperato, a quelli di Franz Kafka e Thomas Bernhard.
Dopo aver composto un Tractatus logico-suicidalis, pubblicato il primo volume della sua autobiografia (che contiene anche una storia culturale del sigaro) e acquistato una Ferrari fiammante, si diede la morte con un cocktail di medicine.
Rinchiuso in una misteriosa e metafisica gattabuia, un uomo, affetto da uno strano morbo che gli impedisce di leggere i libri e di decifrare i segni del mondo, cerca la guarigione nel rapporto epistolare con una radiosa principessa, vestale dei classici letterari di ogni tempo. In...
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