I combattimenti più duri, le battaglie più spietate, l’assedio più lungo: il fronte orientale fu il concentrato di tutte le violenze della seconda guerra mondiale. Agli uomini che combatterono e vissero nell’Europa orientale non fu risparmiata nessuna delle barbarie del conflitto, che anzi vissero nel modo più travolgente e cruento: deportazioni, esecuzioni di massa, rappresaglie. Milioni di persone soffrirono la fame, la sete, il freddo e la stanchezza, in una Russia sconvolta dalle gigantesche battaglie di carri, aerei e fanteria. Videro le loro città rase al suolo, ridotte a cumuli di macerie; videro i loro cari partire per il fronte, li salutarono sapendo che andavano a morte certa. Per i civili, la sopravvivenza era altrettanto difficile: ai bombardamenti continui si aggiungeva la mancanza di cibo, e l’eccezionale rigore dell’inverno russo, quando la temperatura scende fino a quaranta gradi sotto zero.
Le armate tedesche, i soldati vittoriosi dell’Europa occidentale, si ridussero a una moltitudine stremata e affamata, in marcia nella steppa – rovente d’estate, gelida d’inverno, sempre ugualmente inospitale – alla ricerca di una vittoria impossibile, o per sfuggire alle controffensive russe. Esaurite le munizioni, esauriti i viveri, bloccati i carri e i camion, continuarono a battersi fino al limite estremo della spossatezza; solo i più fortunati fecero ritorno a casa, dopo traversie infinite. Per molti, invece, la campagna ordinata dal Führer finì con la morte, o con una prigionia destinata a durare più di dieci anni.
I soldati sovietici, sottoposti al più duro regime marziale che si possa immaginare, furono dapprima travolti dall’offensiva tedesca, opposero una tenace, spesso disperata resistenza, e infine conobbero l’ebbrezza della riscossa e della vittoria. Sarebbero stati loro, quattro anni dopo, a piantare per primi la bandiera della pace sulle rovine fumanti della cancelleria del Reich. Avrebbero pagato questa vittoria con anni, settimane, giorni di sofferenze inaudite, con un incalcolabile tributo di sangue.
“La guerra contro l’URSS sarà tale che non potrà essere condotta cavallerescamente; si tratta di una guerra ideologica e di differenze razziali e dovrà essere combattuta con una durezza senza precedenti, spietata e senza tregua. Tutti gli ufficiali dovranno sbarazzarsi di ogni ideologia antiquata. Io so che la necessità di questi metodi bellici va al di là della comprensione di voi generali, ma insisto perché i miei ordini vengano eseguiti senza contraddizioni. I commissari sono portatori di ideologie in diretto contrasto con il nazionalsocialismo. Conseguentemente, i commissari politici devono essere liquidati. I soldati tedeschi colpevoli di violazioni del diritto internazionale saranno prosciolti. La Russia non ha sottoscritto la convenzione dell’Aja e pertanto non ha alcun diritto.” (da un discorso di Hitler ai capi militari alla vigilia dell’operazione Barbarossa)
Biografia dell’autore
Francesco Ficarra (1972) è studioso di storia e scrittore. I suoi testi di saggistica divulgativa coniugano con abilità e felice resa espressiva cronaca degli eventi storici, precisa documentazione, analisi delle fonti e respiro narrativo. In ebook con Area51 Publishing ha pubblicato "Italiani in guerra", sull’entrata in guerra dell’Italia fascista di Benito Mussolini. Come autore di narrativa ha esordito nel 2000 con il romanzo "La domenica non si lavora" (DeriveApprodi). Del 2012 il suo secondo romanzo, con Giovanni Aprile," La curiosa scomparsa di Leone Guerrino", anch’esso pubblicato con Area51 Publishing.
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Título : Stalingrado
EAN : 9788865740613
Editorial : Area51 Publishing
Fecha de publicación
: 10/2/12
Formato : ePub
Tamaño del archivo : 912.23 kb
Protección : Filigrane numérique
El libro electrónico Stalingrado está en formato ePub
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