“La tv generalista? Se non è morta, sta vivendo un declino ineluttabile e non arginabile”. Da anni, ormai, questo luogo comune sta scalando la classifica degli slogan più abusati e qualunquistici. Perché dietro la scusa della frammentazione del pubblico televisivo e della pluralità dell’offerta proveniente dall’on-demand e dalle sue molteplici piattaforme si nasconde un interrogativo ben più inquietante: ma nel XXI secolo c’è qualcuno ancora in grado di farla, la tv, come la si faceva una volta? E soprattutto di convincere le generazioni dei Millennials che, pur senza travestirsi da boomers, usare il telecomando può ancora essere più utile (e magari educativo) che accendere il tablet o lo telefonino, infilarsi le cuffiette (anzi, gli AirPods…) e vivere nel mondo, magari magico, ma pur sempre virtuale, delle serie tv?
Del resto servono motivazioni più che valide per resistere alla tentazione di cedere ai tanti vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, come quello di interrompere quando si vuole la puntata della propria serie preferita per poi riprenderla esattamente dal punto in cui si era rimasti, come e quando si vuole. Le pagine che vi avviate a leggere non hanno la pretesa di essere un manuale di demolizione delle convinzioni delle nuove generazioni dei fruitori dello spettacolo, né un inno alla nostalgia. Semmai, un umile tentativo di far capire come in ogni campo dello spettacolo, inteso nel senso più lato possibile, non esista un bello e un brutto a prescindere,
un vecchio e un nuovo, ma solo diversi modi per rendere un prodotto bello o brutto, nuovo o vecchio. Del resto provare a sintetizzare la storia del varietà in un e-book sarebbe un tentativo presuntuoso, se non altro perché la storia del varietà coincide con quella della televisione. Sì, perché se, come scopriremo tra pochissimo, non solo c’è stato un varietà prima della nascita della televisione, ma anzi il varietà stesso non nasce per la televisione, proprio questo genere di intrattenimento ha contribuito come e più di qualsiasi altro a far accrescere la popolarità della “scatola magica” e dei suoi protagonisti principali, dando vita alle mille sfaccettature che il genere stesso contiene in sé fin dall’etimologia del termine. Perché la parolina magica in questione non rimanda solo al teatro di spettacoli vari che ci è stato tramandato dai francesi, bensì alla molteplicità di elementi e di aspetti che compongono un dato elemento e che in esso convivono.
Si può quindi intuire perché il varietà sia il genere per eccellenza degli spettacoli, televisivi e non, una sorta di università contenente vari “insegnamenti”, dal ballo al canto, dalla comicità all’ironia, fino al gioco e ad altre forme di esibizioni artistiche. Eccellere in tutti significa poter ambire a… un voto di laurea molto alto e, insistendo con la metafora, a confezionare un prodotto in grado di soddisfare la commissione, che altro non è che il pubblico. Che questo appartenga a un teatro, ai tempi delle riviste, o al piccolo schermo, dagli anni ’50 ai giorni nostri, la sostanza non cambia. Perché se gli attori del mondo televisivo sono e resteranno i conduttori-comunicatori e i telespettatori, negli anni le crescenti invasività e aggressività dell’impostazione semantica dei messaggi veicolati dalla tv hanno rappresentato una delle prime cause dell’involuzione del livello culturale del telespettatore medio.
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Título : Storia del Varietà
EAN : 9788885691728
Editorial : Blu Editore
Fecha de publicación
: 2/7/23
Formato : ePub
Tamaño del archivo : 972.83 kb
Protección : Filigrane numérique
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